Alle radici della multiculturalità
Fin dall'antichità, però, le culture non si sono limitate a confrontarsi.
Invasioni, guerre, movimenti di colonizzazione hanno, nel corso dei secoli,
mescolato popoli e civiltà, e quello che o appare come una "cultura"
è il risultato di elementi diversi e di percorsi complessi, che si perdono in
epoche remote.
Nel mondo antico l'incontro e la fusione tra civiltà diverse furono
favoriti dalle grandi formazioni territoriali dell'epoca:
- l'impero persiano,
costituitosi nel VI secolo a.C., unificò sotto una medesima organizzazione
politica e sociale popolazioni geograficamente e culturalmente distanti, dalla
Tracia alla valle dell'Indo;
- su quegli stessi
territori, due secoli più tardi, nacque l'ambizioso progetto di Alessandro
Magno (356-323 a.C.), che deliberatamente perseguì una politica di sintesi e di
scambio tra le varie culture, ad esempio incoraggiando i matrimoni misti o
adottando usanze praticate dalle popolazioni sottomesse;
- anche le conquiste
di Roma crearono le condizioni per l'incontro e il confronto di genti diverse.
Da questo punto di vista, l'atteggiamento dei Romani fu ambivalente. I popoli
vinti furono assoggettati politicamente e sfruttati economicamente, ma spesso
operarono una sorta di "colonizzazione culturale" nei confronti dei
loro conquistatori.
Alle radici della nostra storia, tuttavia, la più significativa esperienza
di incontro e di sintesi tra universi culturali diversi è quella realizzatasi
tra il patrimonio di conoscenze, simboli e valori incarnato dal cristianesimo e
l'eredità filosofica del mondo classico, greco in particolare. Le esigenze
dell'evangelizzazione e lo sforzo di riflessione sulla propria fede, maturato
spontaneamente in seno alle comunità dei credenti, portarono il cristianesimo a
confrontarsi con un corpus di nozioni, problemi, domande e risposte che il
sapere degli antichi aveva lasciato in eredità, e a utilizzarlo per darsi una
sistemazione concettuale unitaria e coerente.
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